Fukanzazengi

Pubblico due traduzioni del Fukanzazenzi del M. Dogen. Entrambe dall'originale giapponese differiscono in alcune parti che possono dare margine di studio e discussione. Buona lettura.


EIHEI DŌGEN ZENJI FUKANZAZENGI

(Regole universali per la pratica di zazen)

Se investighiamo (a fondo), (vediamo che) il fondamento originario della Via è completo in sé e onnipervasivo, perché quindi usare definizioni posticce come pratica e illuminazione? Perché sprecarsi nella ricerca di mezzi abili dato che l’insegnamento è in sé libero da lacci? Neanche a dirlo, la realtà sta al di là della polvere, (perché, allora) vi sono persone che pongono fiducia nei mezzi (rappresentati dal) del pulire?
Nessuna cosa è separata da questo luogo, ciononostante, la gente si sforza per la pratica. Però, se vi è una separazione (grande) come un capello sottilissimo, il Cielo e la Terra si separano nettamente; se sorge anche solo un po’ (la percezione) degli opposti si perde il cuore nella confusione. Per esempio, anche se siamo orgogliosi della nostra comprensione della dottrina, e abbiamo una illuminazione profonda, anche se si è ottenuta la saggezza che comprende con un colpo d’occhio, anche se si è Ottenuta la Via e si è purificato il cuore (e la mente), e si ha sviluppato una determinazione tale da dare l’assalto al Cielo, aggirandosi nelle vicinanze dell’entrata (dell’illuminazione), si manca il sentiero vivifico che porta alla liberazione.

 

Anche nel caso di lui di Gion (Shakyamuni Buddha) che era saggio per natura, si vedano le tracce lasciate del suo sedersi eretto per sei anni e nel caso di colui di Shaolin, Bodhidharma, che ha trasmesso il sigillo del cuore, si sente (ancora) parlare dei nove anni del sedersi di fronte al muro Gli uomini del passato erano così e come potrebbero gli uomini attuali mettere (ciò) in discussione?

Quindi, bisogna, in modo naturale, smettere di dedicarsi alla comprensione dei testi inseguendo i discorsi e rincorrendo le parole; in modo naturale, bisogna imparare a tornare sui propri passi girando la luce e riflettendola verso l’interno. Il corpo e la mente in modo naturale vengono lasciati cadere e apparirà il vostro volto originario. Se desiderate ottenere questa cosa, dovete darvi da fare in quel senso in fretta.

Dunque, per fare zazen va bene una stanza tranquilla. Siate moderati nel bere e nel mangiare. Lasciate da parte tutti i legami. Lasciate che tutte le cose si acquietino (dentro di voi). Non pensate al bene e al male. Non fatevi prendere (dal dualismo) dell’’è così e non è così'. Interrompete i rivolgimenti delle sensazioni, dell’ intenzionalità e della coscienza. Smettete di dare valutazioni sul pensiero, le idee e le percezioni. Non abbiate intenzione di diventare un Buddha: perché mai allora attaccarsi caparbiamente allo zazen?

Nel luogo dove normalmente ci si siede, stendete un materassino e sopra di esso mettete un cuscino. Potete mettervi nella posizione del loto intero o nella posizione del mezzo loto. La posizione del loto consiste nel mettere innanzitutto il piede destro sulla coscia sinistra e il piede sinistro sulla coscia destra. La posizione del mezzo loto consiste nell'appoggiare soltanto il piede sinistro sulla coscia destra. Indossate un vestito e una cintura che non stringa e sistemateli (appropriatamente). Poi, ponete (il dorso della) mano destra sopra il piede sinistro e il palmo della mano sinistra nel palmo della mano destra. Premete i due pollici uno contro l’altro. Quindi, raddrizzate il corpo e sedete eretti, non pendete né a sinistra né a destra, non piegate il corpo in avanti e neppure indietro. E necessario che orecchie e spalle siano allineate, e anche naso e ombelico siano allineati. La lingua appoggi sul palato e le labbra e i denti stiano chiusi. Gli occhi devono restare sempre aperti. Il respiro nasale sia leggero. Dopo aver regolato la postura del corpo, esalate un respiro profondo e oscillate a sinistra e a destra. Sedete stabilmente e con determinazione. Fate pensiero il non pensiero. Il non pensiero! come pensarlo? Con l’a-pensiero. Questa è quindi la tecnica essenziale dello zazen. Lo zazen non consiste in una tecnica da imparare: è semplicemente il dharma della pace; è la pratica e la realizzazione della bodhi finale. Realizzando questo koan non sì è intrappolati nella rete. Se afferrate il significato di questo, sarà come il drago che trova l’acqua o assomigliare alla tigre che si affida alla montagna.

Dovete proprio sapere che il giusto dharma si presenta da sé davanti ai vostri occhi e (allora) intorpidimento e agitazione vengono eliminati fin dall’inizio. Quando vi alzate da seduti, muovete lentamente il corpo e alzatevi con calma. Non bisogna farlo in fretta e furia.

A ben guardare, superare l’ordinario e l’andare oltre il saggio, morire da seduti o morire in piedi, sono tutte cose che dipendono completamente da questa forza. E inoltre, afferrare le opportunità date dalla sorte con dita, bastoni di bambù, aghi e martelli, o presentare la realizzazione del satori (raggiunta) con (l’uso) dell'hossu con pugni, bastoni o col grido katsu!: non sono cose che si possano capire per mezzo del pensiero discriminante. Perché mai dovrebbero essere cose da potersi conoscere per mezzo della pratica e realizzazione di poteri soprannaturali? Essi dovrebbero essere modi di agire che trascendono il visibile e l’udibile. Insomma, non sono forse pratiche consolidate che vengono prima di conoscenza e comprensione? Quindi, senza discriminare tra conoscenza superiore e stupidità inferiore, non si facciano scelte tra una persona brillante e una persona ottusa. Dedicarsi con tutto se stessi alla pratica è proprio seguire la Via. La pratica e la realizzazione di per sé non sono cose che contaminano e anche il loro scopo (l’andare verso l’illuminazione) è cosa del tutto normale.

In generale, sia in questo mondo sia nell’altro mondo, sia in India sia in Cina, si possiede allo stesso modo il sigillo del Buddha, e pur mantenendo ognuno i propri principi religiosi, (dovunque) ci si applica soltanto al sedersi per sedersi e ci si rende inamovibilmente inaccessibili (alle distrazioni). Sebbene si dica che ciascuno è diverso dall’altro, (tutti) praticano lo zazen e seguono la Via. Perché mai si dovrebbe lasciare il proprio posto di zazen e inutilmente vagare nel mondo delle contaminazioni di altri paesi? Se si sbaglia anche un solo passo, si perde ciò che sta proprio di fronte.

Avete già ottenuto la funzionalità del corpo umano: non passate inutilmente il vostro tempo. Chi attenendosi alla essenza fondamentale della Via del Buddha, potrebbe trarre piacere alla leggera da (cose impermanenti come le) scintille ? E non solo questo: la forma e la sostanza sono come la rugiada dell’erba e la vita umana somiglia alla folgore del tuono (che durano solo un attimo). In un instante perciò essi sono vuoti e in altro istante sono perduti.

Vi prego, voi praticanti dello zen che seguite la Via, che a lungo avete imparato una imitazione delle realtà, non abbiate esitazione di fronte al vero drago (dell’illuminazione). Applicandovi con determinazione alla Via che punta direttamente al essenza della realtà, onorate le persone che sono complete nel sapere e si comportano secondo i principi della non-azione. Siate in accordo con la bodhi dei Buddha e trasmettete ai posteri il samadhi dei patriarchi Con una azione di questo genere protratta a lungo, diventerete sicuramente cosi. (Allora), si aprirà da sé il tesoro (della saggezza) e si potrà riceverla e usarla secondo la propria volontà.

 


EIHEI DŌGEN ZENJI FUKANZAZENGI 

(Regole universali per la pratica di zazen) 

La forma dello zazen che è invito universale 

La via originariamente è intrinseca ovunque in modo perfetto, 

perché pretenderla attraverso pratiche e risvegli? 

Il veicolo della verità è incondizionato e presente, 

perché sprecarsi in accorgimenti? 

Ancora: Tutto non solleva affatto polvere, 

perché credere nei metodi per purificarlo? 

Il centro non si allontana da qui, 

ehi! non girovagare col corpo e con la mente in pratiche religiose. 

Eppure, se dai origine anche al minimo scarto, il cielo e la terra si fanno incommensurabilmente lontani; se dai adito al pur minimo “mi piace non mi piace”, il cuore si smarrisce nella confusione. Supponiamo, per esempio, che tu sia orgoglioso della tua comprensione, che abbondi in illuminazione, che tu abbia adocchiato la sapienza, ottenuto la via, chiarificato il cuore, dato impulso all'ideale di scalare il cielo: non fai che trastullarti nei pressi della soglia del nirvana, e ignori quasi del tutto l’operoso sentiero della libertà. 

Guarda! Buddha, sapiente di nascita: si vede la traccia dei sei anni trascorsi seduto eretto; Bodhidharma, che ha trasmesso il sigillo del cuore della via: si ode la fama dei nove anni seduto fronte al muro. Cosi furono i santi antichi, cosi deve praticare l’uomo d’oggi. 

Perciò smetti la prassi di cercare detti e investigare parole; fai il passo che rivolta la luce e la getta all'interno. Cosi il tuo corpo e spirito con naturalezza e abbandonato e appare il tuo volto originario. Se ambisci ad acquisire questo, subito devi impegnarti in questo. 

Per lo zazen è ideale un posto tranquillo; bevi e mangia con regolarità. Liberati e sii separato da qualsiasi tipo di relazione e di rapporto, lascia riposare qualsiasi iniziativa. Senza pensare ne al bene, ne al male, non curarti di ciò che è giusto e di ciò che è sbagliato. Interrompi l’attività del cuore, della mente e della riflessione. Interrompi le indagini del pensiero, dell’immaginazione, della contemplazione. Non misurare quanto hai realizzato la via [misurare Buddha]: essa non ha niente a che fare con lo stare seduti o sdraiati. 

Di solito si mette un cuscino quadrato, largo e spesso, sul pavimento e, sopra questo, un altro cuscino alto e rotondo [zafu] su cui ci si siede. La posizione è con le gambe incrociate o in modo completo [kekkafuza], o in modo incompleto [hankafuza]. Nel primo caso mettere il piede destro sulla coscia sinistra, e il piede sinistro sulla coscia destra. Nel secondo caso soltanto il piede sinistro sulla coscia destra. Indossa un vestito comodo e pulito. Posa il dorso della mano destra sul piede sinistro e il dorso della mano sinistra nel palmo della mano destra. Le punte dei pollici devono toccarsi leggermente. 

Siedi eretto, senza inclinare né a destra, né a sinistra, ne avanti, ne indietro. Le orecchie devono essere in linea con le spalle, il naso deve essere in linea con l’ombelico. La lingua riposa contro il palato. Le mascelle e le labbra sono chiuse senza sforzo. Tieni sempre gli occhi aperti. Respira tranquillamente attraverso il naso. Dopo avere regolato la posizione nel modo descritto, espira tranquillamente e poi inspira. Fa qualche movimento ondulatorio con tutto il corpo a destra e a sinistra. Quindi siedi immobile. 

La disposizione del tuo pensiero si posi su questo fondo del non pensiero. Come la disposizione del pensiero si posa sul fondo del non pensiero? Impensato. Ecco, questo è il fulcro distintivo dello zazen. 

Zazen non consiste nell'apprendere a meditare [nell'apprendere lo zen]. Semplicemente è la porta reale della pace e della gioia, è la pratica avverata che arriva alla pienezza del risveglio. Il presente si fa presente con evidente profondità, qui non arriva la ragnatela dei condizionamenti e delle illusioni. Se qui trovi dimora, è come il drago che trova l’acqua, assomiglia alla tigre che si inoltra nella montagna. 

Occorre conoscere con correttezza che la realtà autentica si manifesta e si fa avanti per forza sua e che distrugge innanzitutto l’intontimento e la dissipazione. Quando ti alzi dallo zazen muovi il corpo adagio, alzati in modo tranquillo, non muoverti in modo violento. 

Se guardiamo gli esempi del passato, andare oltre il mondano e andare oltre il santo, trapassare stando seduti o morire in piedi, tutto ciò è affidato completamente a questa forza. Inoltre, anche il perno dell’insegnamento impartito scuotendo un dito, una canna, un ago, un martello, anche l’avvertimento che ridesta fornito con lo scaccia mosche, col pugno, col bastone, con il grido, tutto questo non scaturisce dall'avere bene valutato e discriminato, e non credere che derivi dalla conoscenza di poteri magici. Sono comportamenti la cui autorità va oltre ciò che si sente e ciò che si vede, scaturiscono completamente dalla norma che è prima della conoscenza intellettuale.

Così è! Quindi, senza discutere di sapienza e di stupidità, non discriminare fra uomo che vale e uomo stolto. Applicati con tutto te stesso e sei già nella pratica del cammino. La pratica del risveglio per sua natura non produce contaminazione e attuandola è normalità quotidiana. 

Generalmente parlando avviene che, nel nostro mondo come altrove, in India come in Cina, portando il sigillo di Buddha, ogni casa lo fa a modo suo. Se ci si applica al solo star seduti, siamo ostacolati dall'inamovibilità. Pur essendoci innumerevoli diverse situazioni, fai solo la pratica di zazen. 

Non disertare il posto che è dimora della tua pratica, e non girovagare altrove nel polveroso mondo. Se sbagli un passo, inciampi e devii dalla direzione che hai di fronte. Hai già il fulcro della via che è il corpo umano, non attraversare il tempo invano. Hai da preservare e applicare l’essenza della via di Buddha, chi vorrà godere in modo vano di scintille? Non solo, i fenomeni sono come la rugiada sull'erba, il corso della vita assomiglia a un lampo, all'improvviso, è nulla, in un attimo, svanito. 

Questa e la mia preghiera: che coloro i quali compongono la nobile corrente dei praticanti, avendo a lungo imparato a tastoni attraverso imitazioni, non disdegnino ora il vero drago. Avanza con energia nella via diritta e radicale, rispetta l’uomo che tronca l’affidarsi al sapere e annulla l’affidarsi all'agire, entra nella compagnia di coloro che vivono l’essenza della via, eredita la pace di coloro che hanno praticato prima di te. Se a lungo compi questo, certamente diventi questo. Lo scrigno dei tesori si apre da se stesso, e tu ricevi e usi a volontà.