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Come si svolge la lezione

  • 45 minuti di zazen 坐禅
  • 10 minuti di kinhin 経行 (meditazione camminata)
  • recitazione sutra

Regole di comportamento

  1. L’accesso alle sedute di pratica è permesso solo agli associati.
  2. Durante la prima seduta di pratica o in occasioni specifiche i principianti vengono introdotti ai modi essenziali del Dōjō, alla postura di Zazen e al Kin Hin. Gli altri aspetti dell’educazione e pratica Zen saranno coltivati durante le seguenti sedute di pratica.
  3. Arrivare al Dōjō sempre con il necessario anticipo per cambiarsi d’abito con concentrazione e senza fretta. La pratica non inizia nel momento in cui ci si siede sullo zafu bensì in tutti i momenti che precedono l’ingresso al Dōjō.
  4. Nei momenti che precedono la pratica è bene coltivare la concentrazione mantenendo il silenzio (per esempio mentre ci si cambia d’abito) e prestando attenzione e cura ai gesti che si compiono.
  5. Cambiarsi d’abito indossando un abbigliamento sobrio, ampio e di colore scuro. Ideale è indossare un kimono nero. È bene in ogni caso scegliere un abito da usare esclusivamente per lo Zazen.
  6. Si entra nel Dōjō esclusivamente a piedi nudi.
  7. Liberarsi di collane, bracciali, orecchini, orologi.
  8. Quando entrate nel Dōjō, abbandonate ogni preoccupazione di fama e di profitto; lasciate alla porta i pregiudizi di razza, di sesso e di condizione sociale.
  9. Mantenere un’accurata pulizia del proprio corpo e dei propri indumenti. In particolare mantenere mani e piedi puliti, unghie corte, capelli puliti e che non coprano il viso chi porta i capelli lunghi è bene che li raccolga sul capo. Evitare i cattivi odori del corpo ed i profumi violenti.
  10. È preferibile avere uno zafu personale su cui sia apposto il proprio nome. Finché non si ha disponibilità di un proprio zafu il Dōjō lo metterà a disposizione. Nel Dōjō rispettate ogni cosa, in particolare lo zafu, seggio di Buddha, spirito dello Zen. Non spostatelo mai con i piedi.
  11. Quando si è associati al Dōjō ci viene attribuito un posto nel Dōjō che potrà variare in caso di necessità.
  12. I praticanti più anziani devono insegnare con cura e con dolcezza, evitando atteggiamenti arroganti e di superiorità.
  13. Che tu sia un principiante o abbia già esperienza nella pratica dello Zazen, la tua presenza nel Dōjō è di fondamentale importanza. Cerca di vincere la pigrizia e le tue resistenze e di organizzare la tua vita in modo da essere il più presente possibile alle sedute di pratica. L'appuntamento con la pratica nel Dōjō, con il suo Sangha, deve diventare un momento fondante della tua vita, solo in tal modo la pratica potrà esprimere tutta la sua efficacia. La tua presenza consapevole, sarà di sostegno ed incoraggiamento agli altri e viceversa gli altri, praticando la presenza consapevole, saranno di sostegno alla tua pratica e alla tua vita.
  14. Zazen inizia all'ora esatta, in un silenzio ed in un’immobilità assoluti. Bisogna essere seduti immobili nel Dōjō almeno cinque minuti prima dell’inizio dello Zazen. Una volta che è suonato Shijo (i tre colpi di campana che segnano l’inizio dello Zazen) nessuno può più entrare nel Dōjō. Chi arriva in ritardo per cause di forza maggiore deve aspettare il termine dello Zazen per inserirsi durante il Kin Hin.
  15. Il Dōjō ha dei codici di comunicazione e delle forme che non ci sono ‘più’ abituali e per questo sono ancora più efficaci. Esprimi la tua sincerità nello studiare ed applicare le forme che ti sono indicate. La comprensione seguirà inconsciamente e naturalmente. Non si può prima capire e poi fare ma si comprende facendo…
  16. Cerca di agire sempre in armonia con gli altri e con l’ambiente in cui ti trovi a vivere non permettere a te stesso di isolarti nelle tue preoccupazioni o rigidità ma comprendi che lo Zen è una pratica in cui conosciamo noi stessi attraverso la relazione.
  17. Nel Dōjō ci si muove con decisione (non trasognati) ma con passo grave e solenne percorrendo il perimetro della sala senza prendere ’scorciatoie’. Ricordare costantemente la sacralità del luogo.
  18. Durante Zazen evitare di muoversi. Mantenere l’immobilità nella corretta postura è la chiave della pratica dello Zazen. La postura lavora sul nostro corpo-mente e le difficoltà che possiamo incontrare sono parte integrante di noi stessi e del nostro esercizio. Nel corpo si depositano le nostre abitudini mentali ed esperienze, in Zazen possiamo osservarle e rettificando la postura e l’atteggiamento dello spirito inconsciamente e naturalmente ritrovare il nostro vero equilibrio, la condizione normale, originale del corpo e della mente. Non fuggire la difficoltà! Non fuggire sé stessi! Non trattenere né respingere tutto ciò che ci troviamo a vivere in Zazen (e nella vita quotidiana). Se durante Zazen, dopo aver fatto del nostro meglio per coltivare l'immobilità, siamo costretti a muoverci allora fare Gasshō prima e dopo il movimento per scusarsi con i propri vicini e mentre ci si muove mantenersi concentrati e il più possibile silenziosi.
  19. Durante le sedute di Zazen un praticante anziano assume l’incarico di Jikidō vegliando sull’atmosfera del Dōjō e proteggendo la pratica. Il Jikidō percorre il Dōjō correggendo le posture.
  20. Al termine dello Zazen un solo suono di campana indica il termine dello Zazen al quale seguiranno altri momenti che saranno segnati da altri segnali. Due suoni di campana indicano l’inizio di un periodo di Kin Hin (meditazione camminando).
  21. Per entrare ed uscire dalla postura di Zazen seguire scrupolosamente le forme previste. Al termine dello Zazen rispondere immediatamente al suono della campana facendo Gasshō e iniziando la procedura per uscire dalla postura.
  22. Sebbene lo zazen di una sola persona è nello stesso tempo il Satori di tutte le esistenze, non si dovrebbe dimenticare che la pratica non è limitata al Dōjō, ma si estende ad ogni momento della vita quotidiana.